martedì 18 dicembre 2007

Budino di limone con salsa di fragole




3 limoni non trattati, 180 g di mandorle, 180 g di zucchero, 8 uova, 80 g di burro , 1 bicchierino di limoncello, 400 g di fragole, 250 g di zucchero.

Mettete sul fuoco tre pentole d'acqua , fate bollire i limoni passandoli da una pentola all'altra ogni 5 minuti. Toglieteli dall'acqua , fateli raffreddare, apriteli , levate i semi e frullateli.
Montate i tuorli con metà dello zucchero, unite i limoni frullati, le mandorle tritate e il limoncello.
Imburrate e spolverizzate di zucchero a velo degli stampini da budino monoporzione.
Montate a neve ferma gli albumi sopra un bagnomaria con il rimanente dello zucchero, incorporateli delicatamente al composto e riempite gli stampini .
Metteteli in forno a 180 ° per 15 minuti.
Sformateli e serviteli accompagnandoli con la salsa di fragole, ottenuta frullandole insieme allo zucchero.

Tortino caldo con sorbetto di ribes su cialda velo



Tortino
120 g di burro
50 g di zucchero
20 g farina 00
5 g lievito in polvere
2 uova intere
1 tuorlo
120 g cioccolato fondente fuso

Frullare alla max velocità e mettere in frigo per almeno 2 ore.
Imburrare bene e infarinate delle cocottine monoporzione e riempirle per 2/3 con il composto . Cuocere in forno per 8 minuti a 180 ° , sformare e cospargere di zucchero a velo.

Cialda
100 g zucchero semolato
100 g farina 00
100 g albume
100 g burro morbido
50 g di Cointreau

Frullare alla max velocità e prendendone una cucchiaiata abbondante formare dei cerchi su un silpat e cuocere per alcuni istanti in forno a 200 ° . Sfornare e modellare a piacere formando delle ciotoline.

Sorbetto al ribes
300 g di confettura di ribes
500 g di sciroppo di zucchero ( secondo la proporzione 1 litro di acqua,50 g di glucosio, 300 g di zucchero)
Mettere nel robot e frullare alla max velocità. Congelare in freezer a -18, mescolando ogni mezz'ora circa

sabato 15 dicembre 2007

Muffins semplici semplici




Per la colazione dei bimbi, per la loro merenda a scuola, per il the delle cinque, per un rompi-fame tra uno shopping e l'altro, per inzuppare nel passito di Sagrantino, per terminare un pranzo accompagnandoli con crema inglese o salsa ai frutti rossi...


Muffins semplici semplici

farina 00 310 g
zucchero 120 g
burro fuso 115 g
uova 1
latte 250 g
sale 1/2 cucchiaino
lievito 1 cucchiaino e 1/2
vanillina 1 bustina ( o 1 cucchiaino di estratto)
(ingredienti tutti a temperatura ambiente)

Sciogliere il burro a bagnomaria

Scaldare il latte

Setacciare insieme la farina il lievito e la vanillina.

In una ciotolina sbattere l'uovo con una forchetta.

Mescolare i componenti liquidi tutti insieme e mescolare in una terrina a parte lo zucchero con il burro fuso ( usare uno sbattitore elettrico alla max potenza )

Aggiungere l'uovo e il latte.

Infine versare la farina nei liquidi mescolando con una frusta a mano dall'alto verso il basso fino ad ottenere un'impasto omogeneo e senza grumi.

Versare il composto negli stampini monoporzione imburrati e infarinati (se si hanno
gli stampini in silicone questa operazione si puo' saltare).

Riempire gli stampini per 2/3 del loro volume.

Infornare nel forno preriscaldato a 190°,e cuocere per 15'-20'.

Fare la prova stecchino, sfornare, lasciar freddare.

Quando i maffin saranno tiepidi sformarli.

Nell'impasto finale si possono aggiungere mirtilli o pezzetti di mela o...

Io ho fatto una semplice versione natalizia ,disegnando una stella cometa con un po' di cacao in polvere e uno stencil.

BUON NATALE!

lunedì 10 dicembre 2007

Panforte !


Ingredienti
150 gr di noci
300 gr di mandorle
200 gr di farina
200 gr di miele di acacia
250 gr di zucchero a velo
150 gr di cedro candito
200 gr di arancia candita
vaniglia 1 bustina
semi di coriandolo macinati ( mezzo
cucchiaino)
cannella macinata ( mezzo cucchiaino)
noce moscata grattugiata ( mezzo
cucchiaino da caffé )
3 chiodi di garofano macinati (solo la
testa)
foglio di ostia

Far tostare a 150° le noci e le mandorle ( appena colorite) . Tagliarle a pezzi grossi ed unirle ai canditi di cedro e arancia, tagliati a cubetti, le spezie e la farina.
Mettere in una casseruola lo zucchero a velo (lasciandone da parte un cucchiaio).
Aggiungere 1 cucchiaio di acqua, il miele e la vaniglia in polvere. Cuocere a fuoco bassissimo mescolando continuamente finche' appariranno delle piccole bolle.
Unire i 2 composti mescolando con un cucchiaio di legno fino ad ottenere una
massa omogenea. Con le mani infarinate formare una palla.
Foderare il fondo di una tortiera (con cerniera apribile) con la carta forno e sopra a questa mettere un foglio di ostia. Mettere una striscia di ostia tutt’ attorno, appoggiata alle pareti, e riempire con l'impasto , livellandolo alla stessa altezza.
Cospargere il panforte con 1 cucchiaio di zucchero a velo e 2 cucchiai di farina e cannella a piacere ( fatti passare da uno staccino).
Cuocere per 30 minuti a 150° C.

Petto d'anatra agli agrumi


Ecco un modo diverso e intrigante di preparare il petto d'anatra. Per le feste che si avvicinano può essere un'idea.
PETTO D'ANATRA AGLI AGRUMI
Ingredienti per 4 porzioni
600 g petto d'anatra
180 g vino rosso
10 g zucchero semolato
5 dl brodo ristretto
3 dl succo di arance
3 dl succo di pompelmo
70 g burro
30 g Grand Marnier
100 g pasta sfoglia
200 g arance
20 g zucchero di canna grezzo
2 dl succo di arance
2 dl succo di pompelmo
200 g pompelmo
Far rosolare i petti d'anatra in un tegame, porli su una placca e passarli in forno a calore dolce e nello stesso tegame caramellare lo zucchero. Bagnare con succo di pompelmo, di arancio, vino rosso e il brodo ristretto, ridurre la salsa e prima di servire unire Gran Marnier e burro freddo in fiocchi.
Stendere la sfoglia e tagliarla a triangoli poi cuocere in forno a 180 ° finché è appena dorata.
Pelare la frutta, tagliare a spicchi, far cuocere lo zucchero con il succo ed un goccio d'aceto a fiamma bassa. Quando la salsa sarà densa aggiungere la frutta, insaporire e servire con il petto affettato e la sua salsa, guarnito dalle sfogliatine.

sabato 8 dicembre 2007

Danesi



E chi mi ferma più ! Devo recuperare il tempo perduto e così mi sono lanciata in questo esperimento pre-natalizio . Magari li surgelo , non si sa mai quante cose ti possono servire sotto le feste , quanta gente ti viene a trovare e magari si ferma pure qualche giorno... Forza, diamoci da fare.

DANESI
g 1000 farina per panettone

g 100 burro

g 150 zucchero

g 65 lievito birra ( sciolto in un po' dell' acqua indicata)

g 20 sale

g 350 acqua

n 3-4 uova ( a seconda della grandezza)

q.b. aroma arancio


Aggiungere:

g 700 burro 

g 200 farina debole


Impastare nel ken con frusta a gancio tutti gli ingredienti del primo impasto fino ad ottenere una pasta liscia ed omogenea.
Lasciar lievitare fino al raddoppio del volume, dopo di che tirare come per la sfoglia in 3 tirate semplici ( 3 da 3) intervallate con 30 minuti di frigo ognuna, unendo alla prima piegatura i 700 g di burro a pomata ed aiutandosi via via con la farina debole.
Con questa ricetta di base si possono fare i seguenti tipi:
Danesi alla crema - alla crema con frutta macerata - alla marmellata - con pasta di mandorla.
Dopo la cottura, all’uscita dal forno, pennellare con glassa formata da zucchero velo più liquore a 25°C.

Anelli di calamari all'origano e nocciole



Oggi di nuovo in cucina. Dopo un periodo un po' così, mi sono riappropriata dei miei mestoli e dei miei fornelli .
Ho fatto questi:

ANELLI DI CALAMARO ALL'ORIGANO E NOCCIOLE
Ingredienti per 4 persone:
800 g calamari freschi
120 g pane alle olive ( o pane con 2-3 olive verdi dolci)
10 g prezzemolo tritato
10 g basilico
10 g origano fresco
40 g nocciole Piemonte
60 g cipollotti rossi
30 g sedano bianco
2000 g pomodori vesuvio
120 g carote
10 g aglio
150 g finocchi
10 g finocchio selvatico
Pulire i calamari, tritare nel robot i tentacoli e le ali insieme al pane alle olive, le nocciole , il prezzemolo, il basilico e condire con sale,olio extravergine e un po' di vino bianco secco, mescolando bene il tutto. Farcire i calamari e cuocerli per pochi minuti in pentola chiusa con 3 cucchiai di olio evo aggiungendo via via un po' di fumetto.
Tagliare ad anelli i calamari, ridurre in dadolata i cipollotti, sedano, carote, finocchi, pomodori, aglio, alloro. Spadellare il tutto velocemente, bagnare con fumetto, aggiungere i ciuffi di finocchio selvatico. Adagiare il brodetto in un piatto fondo, rosolare a fuoco vivo gli anelli dei calamari e posizionarli al centro del piatto.

venerdì 30 novembre 2007

Tema: "Le frittelle di pasta di pane"

A casa mia, quando in estate andavamo in montagna, mamma faceva sempre il pane, per tutta la settimana.
C'era una madia nella grande cucina e là dentro, nella buca, in una piccola ciotola di coccio ci stava sempre un panino duro, grigiastro che se lo aprivi puzzava e dentro era appicicoso. Mamma diceva che era il lievito, Chiarina la nostra aiutante tutto -
fare diceva che era il "lèvito" , anzi, " lu lèvitu".
Il venerdì sera, mamma partiva da lì, da quel panino duro che metteva a bagno in acqua tiepida e che una volta sciolto del tutto, mescolava alla farina. Quanta farina? Boh, non chiedetemi troppo , guardavo, ma ancora non osavo pensare a rifare. Quell'impasto cresceva cresceva e al mattino presto mamma iniziava a fare il pane. Allora le mattinate andavano dalle fette di pane con marmellata di prugne e latte di mucca appena munto, alla voce " Dianella è ora di pranzo!". In questo intervallo ci poteva stare di tutto, a seconda del mese poteva essere la rivendita dei giocattoli , piccoli oggetti trafugati da casa o giochini sottratti a ignari fratelli e cugini , oppure poteva essere la raccolta dei funghi o delle nocciole, o interminabili partite a canasta, o il gioco della casetta con i pezzetti di ceramica raccapezzati per strada e scatole del lucido delle scarpe che facevano da tortiera. Oppure ci poteva scappare che qualche cugino grande ti portava a fare un giro sul sidecar, o che si passasse la mattinata semplicemente a chiaccherare sulle scale del portone.
Insomma l'impasto, per l'aggiunta di tanta acqua e tanta farina diventava grande e in breve cominciava a crescere.
Doveva bastare per 10 filoni ! La mamma era così brava e così lesta...Dopo un po' ecco già che li aveva fatti e allineati sopra una tavola lunga e stretta ricoperta con telo bianco : metteva un filone e faceva una piega al telo, così da separare il prossimo, poi un'altra piega e un altro filone, fino a posizionarli tutti , perfetti ed uguali.
Quando questi si erano gonfiati tanto che le pieghe del telo quasi non si vedevano più , arrivava Chiarina alla finestra della cucina , fuori della finestra. Uno di noi reggeva la zanzariera , Chiarina si sistemava in testa uno strofinaccio attorcigliato
come una corona e mamma faceva uscire la tavola pianin pianino fino a che la parte centrale era proprio sulla corona di Chiarina. Lei a questo punto mettendosi una mano alla vita e reggendo con l'altra la tavola , con aria importante e attenta se ne andava giù per la strada, verso il forno.
Intanto che il pane cuoceva veniva il bello.
Mamma lasciava sempre della pasta , un po' da metter via per il li lievito, ma molta altra per fare le pizze e le frittelle.
Le pizze si cuocevano nel forno della cucina a legna che avevamo lì in casa e mamma ne faceva
sempre 3 - 4 : una dopo averla stesa la pizzicava con il pollice e l'indice e ci spiaccicava sopra dei pomodorini maturi dell'orto, qualche giro d'olio e un po' di sale;un' altra era con le cipolle , poche fette sottili di cipolla bianca; un'altra era con il rosmarino e, se c'erano, faceva anche quella con i ciccioli. Le preparava e le metteva nel retrocucina dove c'era un'aria freddina che ne calmava la lievitazione.
Poi arrivava il turno delle fritelle e la cucina magicamente si riempiva : sorelle, fratelli e cugini ,che fino a quel momento si
pensava fossero in capo al mondo, si ammucchiavano intorno alla stufa dova c'era quella padella enorme e nera, piena di olio bollente.
Io ero sempre avanti a tutti , tanto che ancora ho al polso destro una grossa cicatrice fatta da uno schizzo di olio bollente. Bisognava lasciare il passo alla mamma che dalla madia veniva con le frittelle in mano . Ne prendeva una alla volta , la metteva delicatamente nell'olio e appena si formavano quelle grosse bolle la girava , una e più volte fino a farla diventare dorata.
"Chi la vuole con lo zucchero?"
"Io !"
La frittella veniva depositata sopra la carta paglia, ben asciugata e cosparsa di zucchero . C'era chi la piegava e chi la mangiava aperta.
"Chi la vuole con il prosciutto?"
"Io! "
La frittella veniva ben asciugata con la carta paglia e delle belle fette di prosciutto venivano adagiate sulla sua metà e poi rinchiuse nel mezzo. Il grasso del prosciutto, bianchissimo e buonissimo , si scioglieva con il calore della pizza e il primo morso ti ricordava che la vita è bella e buona.
Bisogna sapere che di quel prosciutto oggi non esiste più nemmeno il ricordo : i maiali innanzi tutto erano italiani, ma che dico italiani, erano maiali verchianesi ( ver, verris in latino vuol dire maiale...), questi maiali mangiavano solo ghiande e il pastone che praparavano per loro i contadini era fatto degli avanzi della cucina, soprattutto bucce di
patate e di mele, semola e acqua.
I prosciutti poi erano grandi, con le fette enormi e venivano fatti stagionare per almeno due anni in cantine apposite, areate sapientemente.
Le frittelle sparivano in un baleno e come la cucina si era affollata poco prima così rapidamente si svuotava.
Più tardi, come era partito, tornava il pane dalla finestra , con quella crosta ormai colorata , con quel profumo di miracolo rinnovato. I filoni , una volta tiepidi venivano impilati nella buca della madia , ma chissà come mai ad uno di loro mancava sempre un "culetto" sottratto da una mano piccola ma abile a non scottarsi e a non farsi vedere.
E le pizze ? Quelle si cuocevano dopo pranzo , erano la merenda di bimbi fortunati che non sapevano di esserlo e che non immaginavano neanche di essere gli ultimi della serie.
E' questo il mio ricordo delle frittelle di pasta di pane, un ricordo che per me è più vivo della cena di questa sera.

domenica 25 novembre 2007

25 novembre

In apparenza , quello che resta sono solo dei puntini rossi sul dorso delle mani e il senso di stupore e disagio per gli attimi freddi di una vita che non conosci. Ma anche la dolce, consolatoria certezza di non essere soli nella vita.

giovedì 15 novembre 2007

E' ancora tempo




per le buonissime Fave dei morti

225 g mandorle sbucciate
100 g farina
100 g di zucchero
50 g di burro
1 rosso d'uovo
la buccia di 1/2 limone grattugiata
estratto di vaniglia
rosolio alla cannella q.b.


Tritate grossolanamente le mandorle (devono risultare grandi come mezzo chicco di riso) e mescolatele con lo zucchero.
Aggiungete poi tutti gli altri ingredienti aggiungendo abbastanza rosolio in modo che l'impasto risulti morbido. Accendete il forno a 180 gradi e foderate una teglia con un foglio di carta oleata.
Stendete la pasta su una superficie infarinata, formate dei cilindretti e schiacciateli col palmo della mano in modo da ottenere delle picole fave spesse circa 1 cm. Ne verranno circa 60-70 pezzi. Spennellateli con il rosso d'uovo e fate cuocere per circa 10-15 minuti a 180° finché saranno diventate di un bel colore biondo facendo attenzione a che non si coloriscano troppo.

Facciamoci gli arancini nostri


500 grammi di riso, 200 grammi di carne di vitello tritata, 100 grammi di carne di pollo tritata, 50 grammi di parmigiano grattugiato, 2 uova, cipolla, salvia, pane grattugiato, farina, brodo, strutto o olio extra vergine di oliva, noce di burro, sale. 

Lavate ed affettate la carne di pollo. In una casseruola mettete il burro, una piccola cipolla tritata e aggiungete una foglia di salvia. Aggiungete la carne di vitello e di pollo e quando sono insaporite aggiungete il sale. Lasciate poi cuocere a fuoco lento per quindici minuti ed intanto cuocete il riso in un litro di brodo , in modo che l'assorba completamente. Versate il riso una volta cotto in una terrina e dopo averlo mescolato aggiungete il formaggio e le due uova e lasciate che diventi tiepido. 
Prendete un pugno di riso, fate una piccola concavità al centro e aggiungete un po’ di sugo di carne preparato 
Coprite il tutto con un’altra cucchiaiata di riso e premendo tra le mani date al composto la forma di una piccola arancia, da cui questo piatto prelibato prenderà il nome. Continuate a fare così fino alla fine del riso: passate gli arancini dapprima nella farina, poi nell’uovo battuto salato, ed infine nel pane grattato. Friggeteli quindi in abbondante olio ben caldo. Come ultima operazione scolateli su della carta assorbente , disponeteli su un piatto e serviteli caldissimi.

Una variante : gli arancini di riso al formaggio:

Ingredienti: 500 grammi di riso, 200 grammi di mozzarella, 50 grammi di pecorino, 30 grammi di burro, 3 uova, brodo di carne leggero, pane grattato, olio extra vergine di oliva, sale e pepe.

Procedimento: Cuocete il riso in un litro di brodo, non molto salato. Quando il riso sarà finalmente cotto il brodo dovrà essere completamente assorbito. Adesso aggiungete il pecorino, il burro ed un uovo e poi lasciate raffreddare. Procedete poi come per la ricetta precedente mettendo nell’arancino un pezzettino di mozzarella.

Crostata di ricotta


Crostata di ricotta

Burro 120 g 
Farina 200 g 
Zucchero 100 g 
Uova intere 3
Tuorlo 1 
Marsala 1 cucchiaio 
Ricotta 500 g
Uva sultanina 
50 g Limone
scorza grattugiata 1
Pinoli 1 cucchiaio


Mettete il burro a pezzetti con la farina 60g di zucchero il marsala e il tuorlo d’uovo nella viotola dell'impastatrice e quindi impastare bene il tutto sino a ottenere un composto omogeneo. Lasciate riposare la pasta in frigorifero per 15 minuti avvolta nella pellicola. Poi con 3/4 di impasto foderate una tortiera imburrata e passate in forno a 170 ° C per 15 minuti. Nel frattempo, in una terrina, lavorate la ricotta con lo zucchero rimasto, aggiungete l’uvetta sultanina, i pinoli, i tuorli , il succo e la scorza di limone grattugiata. Montate i bianchi a neve ferma, incorporateli delicatamente all’impasto e versate il tutto nel guscio della torta. Con la pasta tenuta da parte formate delle strisce e distribuitele a rete sopra la preparazione. Passate tutto in forno caldo (180°C) per circa 40 minuti o finché la pasta risulterà ben cotta. Cospargetela con zucchero a velo e servite la torta fredda accompagnandola a piacere con della salsa di cioccolato.

martedì 13 novembre 2007

Torniamo sulla terra e..




...addentiamo un pezzo di pane.
Riporto un articolo molto interessante.
Durante la cottura l’impasto subisce diverse trasformazioni, fisiche, chimiche e biologiche che permettono il miracolo del pane.
Consideriamo i fenomeni che avvengono all’interno e sulla superficie dell’impasto durante la cottura del pane.
La temperatura del forno generalmente oscilla fra i 220°C e i 275°C, i tempi di cottura variano anch’essi in funzione delle dimensioni e del tipo di pane.
Quando l’impasto viene infornato si ha una notevole evaporazione verso l’esterno con un notevole consumo di calorie e che, malgrado l’elevata temperatura del forno e la buona conducibilità della pasta dovuta alla sua ricchezza in acqua, rallenta la crescita della temperatura sulla superficie della pasta, la protegge dal calore e facilita il suo sviluppo. In questa fase la temperatura al’’interno dell’impasto si aggira sui 30 – 40 °C.
Contemporaneamente si ha un periodo di fermentazione intensa che scatena un aumento della produzione di anidride carbonica seguita da una forte dilatazione: ne segue una crescita in volume e uno sviluppo notevole dell’impasto.
Sulla superficie del pane, prima di infornare, vengono praticate delle incisioni che facilitano la fuoriuscita di gas, accrescono lo sviluppo in volume e migliorano l’aspetto esteriore del pane cotto, grazie alle spaccature regolari che ne risultano e favoriscono l’alveolatura.
Queste azioni vanno avanti fino a quando, sotto l’effetto del calore, la temperatura interna dell’impasto non raggiunge i 50-60 °C, temperatura alla quale i lieviti vengono distrutti e non si ha più produzione di anidride carbonica. Si ha però una notevole attività enzimatica ed inizia la compattazione dell’amido.
Fra i 60 e i 70 °C la pasta, ancora plastica, sotto la spinta combinata del vapore d’acqua che si forma e della dilatazione dovuta all’anidride carbonica continua a svilupparsi ancora.
Si ha contemporaneamente aumento di calore verso il centro dell’impasto che porta alla gelificazione dell’amido e alla coagulazione del glutine. Questi eventi portano, a partire da 70 °C alla fine della plasticità della pasta e al suo sviluppo.
La gelatinizzazione dell’amido fino alla temperatura di 60 °C comporta una idratazione esterna dei granuli.
Fra i 60-70 °C si ha un rigonfiamento limitato dovuto alla rottura di legami deboli e/o dei siti amorfi facilmente accessibili.
Tra gli 80-90 °C si ha un rigonfiamento rapido e intenso dovuto alla disgregazione dei siti meno accessibili e con forti legami (micelle).
Dopo i 90 °C si ha la frammentazione dei granuli d’amido fortemente rigonfiati con dissoluzione e diffusione delle molecole lineari (amilosio).
Intorno ai 100 °C si ha un’intensa evaporazione dell’acqua, inizia la formazione della crosta in superficie e termina la gelatinizzazione dell’amido.
Durante la cottura si ha, oltre all’evaporazione dell’acqua anche la volatilizzazione di tutte quelle sostanze che hanno una temperatura di evaporazione inferiore a 100 °C, quali l’alcool etilico e tutte quelle sostanze aromatiche che si formano sia nella fermentazione che nella cottura.
La volatilizzazione dipende, oltre che dalla concentrazione di queste sostanze nel pane, dalla capacità dell’impasto di trattenere i gas e cioè dalla sua impermeabilità e quindi dall’elasticità della maglia glutinica.
Fra i 120 e i 140 °C si ha la formazione delle destrine nella crosta che inizia ad assumere colore dorato.
La forte evaporazione della parete esterna diminuisce man mano che si forma la crosta e il bisogno di calore diminuisce. La crosta si forma, si ispessisce, si ha la caramellizazione degli zuccheri residui, presenti nella pasta, e iniziano le reazioni di Maillard che coinvolgono zuccheri e proteine e che provocano la sua colorazione.
La temperatura interna del pane, durante la cottura, di fatto non supera i 100 °C mentre la temperatura esterna della crosta ha un calore medio di 225 °C.
La differenza di temperatura fra la superficie e l’interno dell’impasto porta l’amido a comportarsi in maniera differente: all’interno la temperatura più bassa rende l’amido collante, a struttura colloidale formando la mollica, all’esterno le temperature più alte provocano il processo di destrinizzazione e di caramellizzazione degli zuccheri presenti.
Dai 180°C si producono reazioni di imbrunimento non enzimatico di Maillard e di caramellizzazione che creano progressivamente la crosta. Tutte queste reazioni sono accompagnate dalla produzione di composti volatili caratteristici, responsabili dell’aroma del pane.
Riscaldati al di là del loro punto di fusione gli zuccheri presenti sulla superficie dell’impasto danno dei prodotti di degradazione colorati, di sapore acido o leggermente amaro e astringente (5idrossimetil,2furaldeide) e una serie di composti carbonilici, aldeidi e chetoni, di odore etereo gradevole.
Per quanto riguarda le reazioni di Maillard, in un primo tempo si forma un composto di addizione tra uno zucchero riduttore e il gruppo amminico di un amminoacido. Attraverso una serie di reazioni questo composto dà luogo a 1-ammino-2-desossicetoso che, a sua volta, perdendo tre molecole d’acqua e scindendosi porta a dei composti furfurilici molto profumati.
La reazione di Maillard può dare origine a dei composti eterociclici azotati, delle pirazine ad esempio, che possiedono degli odori molto intensi.
A queste trasformazioni di base si aggiungono altri fattori che influiscono sul gusto finale del pane.
Così, la ricchezza in proteine, lo stato enzimatico della farina, la composizione dell’impasto, lo stato e lo sviluppo della pasta al momento dell’infornamento, il tipo di forno, la presenza o meno di vapore d’acqua, il tempo di cottura sono parametri che hanno azione sulla natura della crosta, sul suo spessore, sulla sua colorazione, la sua croccantezza, sulla sua friabilità e fragilità.
Una farina povera di proteine o di enzimi, un errore nella temperatura del forno daranno una crosta pallida e relativamente spessa, spesso dura e, a causa di una caramellizzazione e una Maillard insufficiente, il gusto del pane e della crosta saranno penalizzati, meno gradevoli.
Al contrario un’impasto ricco di proteine o una temperatura del forno troppo alta daranno un eccesso di colore, una costa più sottile e la tendenza a rammollire. Il gusto del pane sarà più pronunciato ma la crosta sarà meno croccante.
E’ importante sottolineare quanto il calore abbia influenza sulla formazione della crosta e sul suo spessore e quanto questo si rifletta sul gusto del pane.
La presenza di vapore d’acqua nella camera di cottura del forno al momento dell’infornamento ha molta influenza sul sapore della crosta del pane. Non si deve iniziare la cottura se il contenuto del vapore non è almeno del 75%. Il vapore condensa sulla superficie del pane a causa della differenza di temperatura fra il forno (220°-250°) e l’impasto (25°-30°), formando una sottile pellicola. Questa pellicola rende la pasta più morbida e crea un’ulteriore barriera alla fuoriuscita dell’anidride carbonica, permette un maggiore sviluppo dell’impasto conferendo al pane un volume maggiore.
La pellicola d’acqua formatasi dalla condensazione del vapore rievapora lentamente rallentando i fenomeni chimici superficiali e permettendo la formazione di una crosta meno dura e più sottile.
Poiché le reazioni di Maillard e di caramellizzazione sono influenzate dall’umidità dell’ambiente si può osservare un colore diverso della crosta a seconda che la cottura sia stata effettuata o meno in presenza di vapore.
La formazione e la cottura della mollica dipendono anch’esse dall’effetto del calore sulla pasta.
Dopo essersi sviluppata sotto l’azione della dilatazione dell’anidride carbonica che imprigiona, la pasta raggiunge una temperatura che provoca la gelificazione dell’amido e la coagulazione del glutine e questo dà all’impasto una struttura definitiva.
Assieme a questa trasformazione e ad una temperatura un po’ più alta le amilasi presenti vengono distrutte e la temperatura cresce ancora fino alla fine della cottura per stabilizzarsi attorno ai 100 °C.
Logicamente la qualità del pane dipende poi da tutta una numerosa serie di variabili che vanno dalla qualità della farina, al tipo di lievito usato, al tipo di impastamento e così via.
Quello che avviene durante la cottura è strettamente correlato a tutte queste variabili oltre che a tutti i parametri qui esaminati.

Ogni tanto, in giorni come questo...



...mi ritorna nella mente questa poesia , che è sempre lì in un angolo e a volte si affaccia, quando mollo i lucchetti , quando i colori e gli umori si mescolano e per un momento mi lascio andare . Una poesia è come una canzone, dura un attimo ma in quell'attimo non sai più chi sei , che fai, dove vai ...Poi per fortuna tutto finisce e la vita torna a scorrere sopra e sotto i ponti.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.

Scrivere, ad esempio : La notte è stellata,
e tremolano, azzurri, gli astri in lontananza.

Il vento della notte gira nel cielo e canta.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Io l’amai, e a volte anche lei mi amò.

Nelle notti come questa la tenni tra le mie braccia.
La baciai tante volte sotto il cielo infinito.

Lei mi amò, a volte anch’io l’amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Pensare che non l’ho. Sentire che l’ho perduta.

Udire la notte immensa, più immensa senza lei.
E il verso cade sull’anima come sull’erba la rugiada.

Che importa che il mio amore non potesse contenerla.
La notte è stellata e lei non è con me.

E’ tutto. In lontananza qualcuno canta. In lontananza.
La mia anima non si rassegna ad averla perduta.

Come per avvicinarla il mio sguardo la cerca.
Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.

La stessa notte che fa biancheggiare gli stessi alberi.
Noi quelli di allora, più non siamo gli stessi.

Più non l’amo, è certo, ma quanto l’amai.
La mia voce cercava il vento per toccare il suo udito.

D’altro. Sarà d’altro. Come prima dei miei baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro . I suoi occhi infiniti.

Più non l’amo, è certo, ma forse l’amo .
E’ così breve l’amore, e così lungo l’oblio.

Perché in notti come questa la tenni tra le mie braccia,
la mia anima non si rassegna d' averla perduta.

Benché questo sia l’ultimo dolore che lei mi causa
e questi siano gli ultimi versi che io le scrivo.

Pablo Neruda

sabato 10 novembre 2007

Risotto allo champagne


RISOTTO FUNGHI E CHAMPAGNE

350 di riso carnaroli
750 ml champagne brut (va bene anche un buon vino bianco secco)
100 g porcini freschi
4-5 cucchiai di olio extra vergine di oliva
50 g funghi secchi
30 g di burro + 20g
1 piccola cipolla fresca
1 spicchio d'aglio
50 g di parmigiano grattugiato
1 spicchio di aglio
un ciuffo di prezzemolo
sale qb
Pulite i porcini e tagliateli a pezzettoni , saltateli in padella con l'olio, uno spicchio di aglio piccolo e un ciuffo di prezzemolo tritato. Togliete l'aglio e aggiustate di sale una volta cotti.
Tritate finemente (io uso il macinacaffè) i funghi secchi , ripuliti da eventuali impurità, fino ad ottenere una polvere e unitela ad un trito di cipolla, aglio e al burro. Mettete tutto in una pirofila a bordi alti e fate cuocere nel forno a microonde , CON IL COPERCHIO, per 2 minuti a 3/4 di potenza , mescolando una volta durante la cottura.
Aggiungete il riso e 50 cl di champagne , mescolate e fate cuocere SCOPERTO per 3 minuti a 3/4 di potenza.
Versate il resto dello champagne ,il sale, mescolate e fate cuocere COPERTO per 15 minuti a 3/4 di potenza.
Togliete dal forno , aggiungete il parmigiano e il resto del burro, aggiustate di sale se occorre, mescolate di nuovo e lasciate riposare coperto per alcuni minuti prima di servire. Guarnite il riso con i funghi freschi trifolati.

martedì 6 novembre 2007

Pane con le noci e il formaggio


Questo è il pane ideale da fare nei primi freddi giorni dell'autunno. Un bel pane caldo da portare in tavola ci consola per la mancanza del sole e rende la gente più vicina e disponibile. Mettete poi assaggini di formaggi e salumi, mettete ciotoline di salse , di quelle che si preparano d'estate , oppure una bella fondue bourguignonne e vedrete che una semplice cena diventa una festa.

kg 1 farina di grano duro per panificazione
kg 1 farina manitoba
L 0,900 latte
g 300 uova
g 80 lievito
g 300 burro
g 40 sale
g 10 malto
g 200 parmigiano grattugiato
g 500 noci macinate finemente

Lavorare ad una temperatura di 24 ° circa.
Impastare tutti gli ingredienti per 18-20 minuti aggiungendo il sale a metà tempo.
Dividere l'impasto in due parti e incorporare alla 1°parte il parmigiano grattugiato fino al suo
assorbimento e alla 2° parte le noci macinate fino al loro assorbimento. Lasciare riposare gli impasti per
circa 30 minuti, allungare a filone, formare una treccia a 2 filoni (uno per tipo) e deporre nello stampo rettangolare tipo plumcake. Lasciare lievitare fino al raggiungimento dei ¾ dello stampo poi pennellare con uovo.
Infornare a una temperatura di 210 °C circa.
Il tempo di cottura è determinato dalla pezzatura.
Queste sono dosi "industriali " ma si possono ridurre a piacere.

lunedì 5 novembre 2007

Damine per il the



PASTA SABLE’ AL CIOCCOLATO
g 300 burro
g 100 TPT
g 150 zucchero a velo
g 2,5 sale
g 2,5 baccello di vaniglia in polvere
g 100 uovo intero
g 500 farina 0 biscotto
g 50 cacao in polvere

Impastare il burro assieme al TPT (tant pour tant =zucchero e farina di mandorle in uguale quantità), aggiungere lo zucchero a velo setacciato, il sale e la vaniglia, unire le uova una alla volta e per ultimo la farina ben setacciata con il cacao. Conservare in frigo coperta fino al momento di utilizzo.

PASTA SABLE’ ALLA VANIGLIA
g 300 burro da tavola
g 200 TPT
g 100 zucchero a velo
g 2,5 sale
g 2,5 baccello di vaniglia in polvere
g 100 uovo intero
g 500 farina 0 biscotto

Impastare il burro morbido assieme al TPT, unire lo
zucchero a velo setacciato, il sale e la vaniglia,
creare un impasto uniforme. Aggiungere le uova una
alla volta e per ultimo la farina precedentemente
setacciata. Conservare la pasta in frigo coperta sino al
momento dell’utilizzo.

Distendere le due paste in rettangoli di 1 cm di altezza su silpat e farle riposare in frigo per 24 ore. Unire i vari strati di pasta , uno bianco uno nero, intercambiando i due impasti sino a fare 4 strati. Farla riposare in frigo in modo da
poterla un po’ indurire e tagliarla poi a strisce di circa cm.1. Con l’aiuto di un pennello bagnato nell’uovo unire 3 strisce intercambiando il colore. Conservare in frigo . Al momento dell'utilizzo tagliare fettine trasversali, che appariranno a scacchi, e cuocere i biscotti su teglie ricoperte di carta forno a 180°C per 20-25 minuti.

domenica 4 novembre 2007

Pasta per decori






kg 1,100 farina
g 500 albume

Ecco un modo, utile e molto divertente ,per utilizzare gli albumi avanzati.
Impastate la farina con gli albumi fino ad ottenere una pasta ben omogenea .
Con questa pasta si possono fare decorazioni come fiori, spighe,grappoli d'uva, cestini...
Non va assolutamente impiegata per altri usi.
Dopo aver approntato la decorazione si fa cuocere subito a 200 °C.
E' una pasta facile da fare e da lavorare ma si secca facilmente , quindi se si vuole conservare è necessario ricoprirla con la pellicola e va mantenuta in frigo ( si mantiene per 3 giorni).
Una volta cotta invece ha una lunga conservazione.

Biscottini al sesamo




Ho montato ben bene 250 g di burro con 350 g di zucchero fine di canna e 140 g di miele di acacia (va bene anche di tiglio) , poi ho aggiunto poco alla volta 200 g di tuorli e 120 g di sesamo . A questo impasto ho incorporato 120 g di mandorle tritate , 500 g di farina 00 miscelata e setacciata insieme a 400 g di fecola, 10 g di sale fino e 10 g di cannella in polvere.
Ho versato questo composto in teglie foderate con carta forno e ho fatto rassodare al freddo , poi ho tagliato i biscotti con la rotella liscia , li ho lucidati con l'uovo e li ho cotti in forno a 180° per 20 - 25 minuti senza farli dorare troppo.
Buoni buoni, con the al latte sono il massimo.
Ovviamente si possono fare anche con metà dose.

venerdì 2 novembre 2007

Confettura di cipolle

700 gr di cipolle rosse di Tropea
120 gr di burro
150 gr di zucchero di canna
10 cl di aceto di Xeres
25 cl di vino rosso
5 cl di Cassis
1 pizzico di sale
1 pizzico di pepe bianco

Si fa sciogliere il burro con zucchero e sale in una pentola dal fondo spesso e si continua la cottura fino a che non scurisce.
Si versano le cipolle tagliate fini e si fanno cuocere a fuoco basso per 30 minuti, con coperchio.
Si aggiungono tutti i liquidi e cioè vino, aceto, Cassis + il pepe, si mescola e si fa cuocere, senza coperchio, fino a che il tutto non si sia addensato e asciugato, sempre mescolando ogni tanto.
Buona buona per accompagnare bolliti e formaggi stagionati.

giovedì 1 novembre 2007

Perché ?

*Perché la carne marinata ,oltre che più aromatica, diventa più tenera?
*Perché non si deve mettere la gelatina subito in frigo?
*Perché la maionese può impazzire?
*Perché il soufflé si gonfia?
*Perché un pizzico di sale aiuta a montare gli albumi?



* La carne è dura perché all'interno, fra le fibre muscolari, contiene collagene, il quale è formato da lunghe catene di aminoacidi che formano triple eliche ( come dei cordoncini, insomma).
Se si fa bollire la carne, l'acqua calda insinuandosi all'interno, riesce ad estrarre il collagene e più ne estrae e più la carne si fa tenera.
La stessa cosa avviene con gli acidi , quindi mettendo a bagno la carne nel vino, nell'aceto o nel limone ( anche se non puri ) il collagene passa nella marinata e la carne diventa più morbida.

* Anche nella gelatina , che è fatta con grasso animale, è presente il collagene .
Quando si fa riscaldare, le triple eliche si "dipanano" ( e quindi la gelatina si fa liquida) per poi riassociarsi con il successivo raffreddamento ( e la gelatina ritorna solida ).
Ma se il raffreddamento è troppo brusco, ad esempio mettendo la gelatina nel frigo, le eliche si riassociano in modo imperfetto e la gelatina sarà meno stabile ( barcolla e tende a sciogliersi) di quella fatta raffreddare lentamente.

* Si sa che acqua e olio non si mescolano.
Lo farebbero se ci fossero delle molecole intermedie a fare da tensioattivi come il sapone , ad esempio. Ma la maionese col sapone non è buona.
Tanto bene nel tuorlo dell'uovo , oltre all'acqua
(che è circa la metà del suo peso) c'è anche la lecitina che è un tensioattivo.
Ecco dunque che, quando sbattiamo con la frusta,l'olio si fa in minutissime goccioline le quali rivestite dalla lecitina possono circondarsi da molecole d'acqua . Un insieme di questi micro-sistemi costituisce un colloide, come appunto è la maionese, e diventa denso (una via di mezzo tra liquido e solido).
Ma se gli ingredienti sono a diversa temperatura o se l'olio è troppo , ecco che le goccioline di olio ( nude) si uniscono tra loro , separandosi dall'acqua.
Ecco perché si dice che per recuperare una maionese impazzita basta aggiungere un goccio d'acqua e sbattere di nuovo.
Io di solito unisco un'altro uovo ( se uso il frullatore) o riparto da un tuorlo aggiungendo poco a poco la maionese impazzita , se la faccio a mano.
L'importante è dunque riottimizzare il rapporto
olio/acqua.

* Il soufflé cresce di volume perché l'aria contenuta nell'albume montato si dilata per effetto del calore ( come se ci fossero dei palloncini che si gonfiano).
Questo però non è sufficiente a spiegare l'enorme aumento di volume che si ha nel soufflé ( 100%) infatti l'aria contribuisce solo ad un aumento del 20-30 %. Il resto del lavoro lo fa il vapore acqueo che fa aumentare
le bolle fino al doppio.
Poi la coagulazione delle proteine dell'uovo, dovuta al calore, intrappola stabilmente queste bolle nell'impasto.
Ecco perché , se si estrae il soufflé troppo presto, quando ancora le proteine non sono ben coagulate, le bolle si sgonfiano e il soufflé si "siede".

* In questo caso il sale, i cui ioni si dispongono attorno agli atomi elettricamente carichi delle proteine dell'albume, ne facilita la coagulazione, rendendo le bolle più stabili e la "neve più ferma".
Lo stesso risultato si può ottenere anche con
gli acidi ( per cui si potrebbe aggiungere un po' di limone o aceto) ed avere bolle più stabili.
Sarà poi la temperatura ad irrigidire definitivamente la struttura e a bloccare l'aria all'interno delle bolle.
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Altri cioccolatini





Questi sono ripieni di confettura di fragole e sono deliziosi , con un guscio di cioccolato fondente.
Una volta versato il ripieno metto i cioccolatini a freddare in frigo, così che quando li chiuderò con altro cioccolato fondente temperato , questo si indurisce subito e non si mescola alla confettura.
Unico neo non si possono conservare a lungo , ma solo qualche giorno nel frigo.

Rocciata veloce



In Umbria, per i Santi , si fa la rocciata. E' una specia di strudel con ripieno di frutta secca e mele, ha origini antichissime e viene detto anche "attorta" , nello spoletino, perché qui si dà a questo dolce una forma a spirale e nel ripieno è presente anche l'alchermes. Possiamo dire che ogni famiglia ha la "sua" ricetta e le sue tradizioni in proposito , ma sempre rocciata è e quando si fa se ne fa sempre molta. Ricordo ceste di vimini piene di rocciata a casa di mia madre, ma lì tutto era fatto a livello industriale , basta pensare che per i morti si facevano 100 chili di pane ( cento ! ) da regalare agli abitanti del paese perché dicessero preghiere per i morti della nostra famiglia e per Pasqua si facevano le famose 100 ( cento! ) uova di pizza dolce per la Pasqua , che poi noi bambini mangiavamo a colazione e merenda per almeno un mese !
Anche io quando faccio la rocciata ne faccio sempre molta, che poi regalo a parenti ed amici , ma a volte quando a qualcuno di noi prende la voglia insana , ne faccio un pochino con un metodo facile e veloce, usando quel magico attrezzo che è il microonde ( attenzione : i microonde NON sono tutti uguali ! ne ho trovati a volte alcuni nei residence delle vacanze in cui non avrei nemmeno scaldato il latte...)

Allora

Rocciata veloce

E' uno dei miei dolci preferiti , adoro sia le mele che la frutta secca. Ti dico come farne una piccolina.
Metti nell'impastatrice 100 g di farina 00, 20 g di burro morbido, 1 uovo e impasta il tutto. Fai una palletta, infarinala bene e ponila a riposare in una ciotola chiusa, sopra a un po' di farina. Intanto sbuccia 2 mele non troppo grandi , falle a piccoli tocchetti ( come una bella nocciola) e chiudili ermeticamente in un'altra ciotola. Rompi a pezzi grossi 100 g di gherigli di noce e metti a bagno nel rum due pugnetti di uva secca . Trita 50 g di savoiardi e mescolali a 40 g di cacao amaro e 120 g di zucchero.
Ora stendi la pasta ( dopo averla impastata a mano con un po' di farina fino a che sia ben asciutta) come si fa per le tagliatelle, cercando di farla più sottile possibile, avvolgila sul rasagnolo e srotolala su un foglio di carta forno abbastanza grande o due, un po' sovrapposti.
Cospargi la sfoglia con i biscotti tritati, le mele , l'uvetta strizzata , le noci, lo zucchero misto al cacao, una spolverata di cannella in polvere e passa sopra a tutto un doppio filo di rum e di olio.
Arrotola la sfoglia da una parte fino ad arrivare a metà cerchio, poi arrotola dall'altra parte fino a fare un doppio tubo.
Chiudi le estremità e fa' in modo che questo doppio tubo stia sopra la carta forno e incartalo come fosse un regalo. Appoggialo sul piatto crisp e cuocilo con funzione crisp per 13 minuti. Aspetta che si freddi prima di aprire il pacco e poi spolveralo con lo zucchero a velo setacciato.
Se il "pacco" fosse troppo lungo per il piatto crisp , lo puoi incurvare per farcelo entrare.

Crostata al microonde




Semplice e naturale.

Per la frolla

300 gr di farina 00
100 gr di burro morbido
100 gr di zucchero
1 uovo + 2 tuorli
buccia grattugiata di un limone

Metti tutto nell'impastatrice ( basta anche un semplice robot con le lame di plastica , ma anche le manine vanno bene) , stendi la pasta tra due fogli di carta forno dandogli la forma del piatto crisp ( deve essere leggermente più grande) e appoggiala sul piatto crisp lasciando il foglio di sotto. Rimbocca la pasta tutt'attorno a formare un cordone , ritaglia la carta in eccesso e cuoci con funzione crisp per 5 minuti e 30 '' circa ( si deve vedere una leggera doratura centrale). Fai freddare la base della crostata poi trasportala sul piatto da portata ( qui è su un trasporta torte) e ricoprila con crema pasticcera (tanta) che guarnirai con frutta a piacere , fragole, frutti di bosco , pesche ecc.

Pesche sciroppate al microonde

Ho preso 5 pesche percocche ( alcuni le chiamano cotogne, sono un po' pelosette e molto profumate) , le ho spaccate a metà e ho tolto la buccia .
Poi le ho messe in una pirofila ( 20 cm di diametro e 8 di altezza ) disponendole sul fondo , leggermente sovrapposte l'una sull'altra, lasciando un vuoto nel centro, le ho coperte con 5 hg di zucchero ed ho aggiunto un cucchiaio di succo di limone e mezza fialetta di vaniglina.
Ho messo il COPERCHIO alla pirofila e poi in forno a 750 W per 10 minuti ( lo sciroppo di zucchero che si forma comincia a bollire verso la fine di questo tempo).
Ho tolto il coperchio e mescolando con un cucchiaio ho fatto sciogliere quel po' di zucchero solido che era rimasto sul fondo.
Ho rimesso la pirofila nel forno SENZA il coperchio , sempre a 750 W , fino a che si è rialzato il bollore e poi ho fatto cuocere per un altro minuto .
Ho tolto la pirofila dal forno , ho rimesso il coperchio e ho lasciato freddare le pesche.
Se si vogliono invasare si mettono ancora bollenti nei vasetti sterilizzati ( non troppo accostate) ,coprendole con lo sciroppo, poi di nuovo nel forno a 750 W fino a che si alza il bollore e si chiudono i vasetti con il tappo a vite che fa il sotto vuoto.
Ps: Se non si invasano , lo sciroppo ottenuto si può utilizzare per sciroppare altre pesche.

mercoledì 31 ottobre 2007

Dischi volanti




Ingredienti: farro soffiato, caramello, cioccolato al latte, cioccolato fondente.
Questi cioccolatini, al contrario di quelli che ho pubblicato nel post "Mi presento" i quali richiedono una discreta pazienza e una certa esperienza, sono facilissimi da fare e sono molto buoni.
Innanzi tutto si prepara un abbondante caramello di zucchero in una larga padella e vi si versa dentro tanto farro soffiato che lo possa raccogliere tutto. Ora il farro soffiato e caramellato si unisce a cioccolato al latte temperato per ottenere una massa compatta ma abbastanza malleabile e si fanno delle palline grandi a piacere , le quali una volta fredde, si immergono nel cioccolato fondente temperato per rivestirle ben bene e si adagiano subito in stampini a foma di semisfera ( io uso plateaux in silicone). Il cioccolato fondente colerà lungo le palline e si adagierà sul bordo della cavità e ,freddo, formerà un nastro rigido e piatto tutt'attorno alla pallina. Da qui il nome che ho dato a questi cioccolatini : i "dischi volanti"

Cuori di cotognata





Prendete delle belle e sane mele cotogne, ponetele così come sono nel forno a microonde e cuocetele a 750 W fino a che non siano diventate morbide. Ora dividetele in spicchi, togliete il torsolo e sbucciatele ( vedrete che ora che sono ammorbidite l'operazione sarà facilissima ), passatele al passaverdure e aggiungete alla polpa tanto zucchero quanto è la metà del suo peso. Mettetela ora in una pirofila con coperchio e cuocete a 750 W fino a che non diventi una conserva soda.
Stendetela, una volta fredda, sopra un foglio di carta forno e ritagliate con un coppa-pasta dei cuori che farete asciugare un giorno intero sopra una gratella prima di riporli in contenitori chiusi. Volendo si possono cospargere di zucchero semolato.

Cestini di pasta di pane



500 g di farina 0, 280 g di acqua, 20 g di olio extra vergine , 2 cucchiaini di zucchero, 1 cucchiaino di sale, 1 bustina di Mastro Fornaio.
Preparare con questi ingredienti la pasta di pane e stendetela , una volta lievitata, come si fa per la sfoglia.
Tagliate la pasta stesa in strisce tutte uguale alte 1/2 cm. Intrecciate
le come per un canestro e tagliate dei cerchi, più o meno grandi a seconda selle necessità , con una ciotola o un bicchiere ecc. Rovesciate una scodella , oliatela e adagiatevi sopra il cerchio di pasta intrecciata. Per non far allentare l'intreccio circondate la circonferenza con una striscina di pasta e fatela aderire bene.
Ora mettete in forno a 180° le scodelle con la pasta sopra e cuocete fino a che la pasta non risulti ben dorata.
Una volta freddi i cestini si possono staccare facilmente dalle scodelle.

Scampi alla busara



Ingredienti: 2 kg di scampi interi, 4 spicchi di aglio, 400 g di pomodori vesuvio spellati e ridotti in dadolata, 1 cipolla, Pangrattato , Verdicchio , Olio extravergine d'oliva , Sale e pepe.
Preparare un trito fine di aglio e cipolla e soffriggere in una padella larga e capiente con 8 cucchiaiate di olio. Non appena la cipolla sarà dorata, unire gli scampi lavati e asciugati. Salare e pepare, coprire il tegame e cuocere per 5 minuti. Trascorso questo tempo mettere gli scampi in caldo, e far rosolare nel fondo di cottura una manciata di pane gratuggiato; bagnare con 1 bicchiere di vino. Alzare la fiamma e lasciare evaporare, quindi aggiungere i pomodori. Coprire e lasciare sobbollire dolcemente il sugo fino a quando raggiungerà la giusta consistenza. A cottura quasi ultimata, unire gli scampi nel sugo. Far insaporire gli scampi e aggiungere alla fine una bella macinata di pepe nero.

Luoghi dell'anima








Me ne andavo a raccogliere bacche e foglie di mirto e per giungere al luogo della raccolta dovevo attraversare questo pontile. Prima di venir via però rimanevo lì in contempla
zione...
Quanto? Non so , ricordo solo l'odore e i colori del mare.

martedì 30 ottobre 2007

I miei tesori in cucina


Eccoli ! Le radici nel passato, lo sguardo verso il futuro. Questa è in sintesi la mia filosofia di vita, e si riflette anche in cucina.
Madia antica , vera, da usare ogni giorno, impastatrice robusta , capace , veloce. Non c'è scontro generazionale, ma solo cooperazione attiva . Posso usare l'una o l'altra, l'una e l'altra, sono sempre io, perché gli oggetti sono solo funzionali e non mi identificano .

Crema di ceci e asparagi





Con la farina di ceci ho fatto una crema buonissima che poi ho accompa
gnato a degli asparagi cotti al microonde ( più buoni che bolliti) .
Le punte le ho messe nella crema ed altri interi , ma teneri, per decorare.
Immagina di fare una besciamella , dove però invece del burro ci sia l'olio extra vergine di oliva e al posto della farina di frumento ci sia quella di ceci. Il latte deve essere latte e il sale , sale. Deve venire densa e poi ci aggiungi 2-3 rossi d'uovo, uno alla volta e un bel po' di parmigiano grattugiato. Infine una macinata di pepe nero.
Buona buona, accompagnata con dadini di pane dorato oppure servita con sformatini di riso venere , come nella seconda foto.

Ode alla pizza



E’ tonda
e come la luna
s’affaccia davanti alla tua fame.
Nulla nasconde ,
anzi è sfacciata e si propone.
Ogni cosa t’offre col cuore :
vedi questo boccone ?
qui c’è il rosso ...
e qui c’è il bianco, morbido del latte...
Mangia amico mio,
sazia con la mia umile pasta
il corpo stanco dal tuo girovagare.
Silenziosa e calda ,
ti prende per mano e quelle fiabe ti narra
che solo lei conosce. E' furba...
ti fa credere che solo a te le sveli
e a nessun'altro !
E il petto ti si empie
di una calma e serena ilarità.
Dianella Barnocchi

Pizza crisp

Mescolate gr 500 di farina per pizza, 2 cucchiaini di sale, 2 cucchiaini di zucchero, 1 bustina di lievito di birra granulare, aggiungete 1/2 bicchiere di olio extravergine di oliva e g 270 di latte , impastate bene il tutto. Fate una palla, infarinatela e mettetela in una capace pentola pyrex con coperchio in forno a 30° per un'ora. Intanto cuocete 1 kg di pomodori vesuvio, spellati e fatti a dadini, con un cucchiaino di sale e uno di zucchero per 10 minuti alla massima potenza in una pentola con coperchio. Fate scolare il pomodoro in uno scolapasta e tagliate 4 mozzarelle a dadini .
Dividete la pasta in quattro parti, prendetene una , schiacciatela tra due fogli di carta forno e stendetela con il matterello fino alla misura del piatto crisp. Togliete il foglio superiore e ponete l'altro con la pasta sul piatto crisp, ritagliate la carta in eccesso, bucherellate la pasta con una forchetta e cuocete con la funzione crisp per 5 minuti. Togliete la pizza, stendeteci sopra 1/4 del pomodoro e 1/4 della mozzarella .Condite con due giri di olio extravergine d'oliva e cuocete ancora con la funzione crisp per 4-5 minuti (fino a che la mozzarella non sia ben sciolta e un po' dorata ).
Cuocete allo stesso modo le altre pizze , cuocendo però la pasta solo per 4 minuti.

lunedì 29 ottobre 2007

Pane in cassetta

dosi per due stampi di 30x10x6 cm

900 gr. farina ( 450 manitoba +450 tipo 00 )
25 gr di lievito di birra
60 gr. zucchero
18 gr. sale
600 cc latte 
60 gr. burro
un tuorlo d'uovo (per spennellare il pane prima di infornarlo )

1)Setacciare bene la farina.
2) Scaldare il latte ( 38° C circa)
3) aggiungere al latte il lievito di birra fresco sbriciolato e fatelo sciogliere bene.
4) in un'altra terrina mettere la farina setacciata ed aggiungere zucchero, sale e burro. 
5) aggiungere il lievito di birra già sciolto nel latte.
6) impastate e fate amalgamare bene tutti gli ingredienti, lavorando con le mani, finchè la pasta non risulterà più farinosa.
7)impastate ancora: 

A questo punto, prendete la pasta con le mani e gettatela con forza sulla spianatoia, arrotolatela e poi sbattetela ancora energicamente sulla spianatoia. Ripetete questa operazione finchè vi accorgerete che la pasta non si attaccherà più.
Quando la superficie della pasta sarà diventata molto liscia e levigata, allora avrete quasi finito di impastare.
Prendete un pezzo di pasta e tiratela. Si dovranno vedere in trasparenza le dita, ma la pasta non si dovrà rompere, ma essere elastica. Quando la pasta non è impastata bene, tirandola si spacca. Altrettanto succede se è stata impastata troppo. Inoltre diventerà molto appiccicosa.
Perciò, se manca d'impasto, continuate le operazioni ma non bisoggna superare
il punto ottimale altrimenti la pasta va buttata.

Formate con la pasta una palla, poi metterela in una terrina infarinata e copritela con una pellicola trasparente. Lasciatevela per 30-40 minuti.
Quando la palla avrà raddoppiato il suo volume, vuol dire che è lievitata al punto giusto.
La temperatura ideale per lievitare è di 23°. Se la temperatura è più alta allora riducete il tempo di lievitazione; se è più bassa allungatelo. 
Quando ritenete che la pasta sia lievitata al punto giusto, fate una prova dando un pizzicotto alla pallotta con due dita. Se la pasta ritorna subito omogenea, allora vuol dire che manca di lievitazione. Se al contrario rimane un poco il pizzicotto e poi ritorna omogenea, vuol dire che il procedimento va per il verso giusto. Se invece il pizzicotto sulla pasta persiste, allora quello è il segnale che la pasta è stata fatta lievitare troppo.
Rimettete la pasta sul piano e lavoratela ancora per alcuni minuti sgonfiando l'aria che si è formata.
1) Dividete la pasta in due parti uguali usando una spatola rigida, pesandola con una bilancina.
2) Prendete una delle due parti e con la mano fatela rotolare e nello stesso tempo fatela girare come se voleste disegnare un cerchio.
Questa operazione viene eseguita per far uscire l'aria che si è accumulata nella pasta durante la prima lievitazione e per ottenere una seconda ottima lievitazione.
3) Quando avrete terminato questa operazione, lasciate riposare le 2 pallotte circa 20 minuti coperte con un canovaccio inumidito. 
Stendete la pasta con cura, servendovi di un mattarello, fino ad ottenere una lunghezza di 25 cm e una forma ovale.
A questo punto arrotolate la pasta con molta delicatezza.
Mettete ogni rotolone nello stampo facendo in modo che i bordo finale del rotolone si posi sul fondo dello stampo.
Coprite i due stampi con un canovaccio inumidito e lasciateli lievitare mettendoli in luogo tiepido .
Quando la pasta si sarà gonfiata riempiendo totalmente lo stampo, la lievitazione sarà terminata. Se a metà lievitazione vedrete che la pasta si sarà asciugata un pò spruzzateci sopra dell'acqua con uno spruzzatore.
Controllate molto spesso l'umidità dei canovacci in quanto la pasta che lievita tende ad incollarsi ad essi se non sono sufficientemente inumiditi.
Sbattete un tuorlo d' uovo in una ciotola aggiungendo un cucchiaio di acqua.
Pennellate poi delicatamente e molto rapidamente (per evitare che il freddo rovini la lievitazione) la parte superiore dei due rotoloni con l'uovo sbattuto. 
Infornate a 180° per circa 40 minuti. 
Toglieteli dal forno non appena hanno un bel colore dorato-scuro e lasciateli raffreddare nello stampo.

domenica 28 ottobre 2007

Bomboloni di castagne

Lessate 500 gr di patate. Schiacciatele con lo schiaccia-patate e aggiungete 50 gr di burro morbido, 2 uova, 6 cucchiai di zucchero, 1 bicchierino di rum, una presa di sale, 30 gr di lievito di birra sciolto in un dito di latte tiepido e la farina di castagne ben setacciata, tanta quanta ne occorre per fare una pasta morbida , tipo gnocchi. Se per caso ne avete messa troppa, aggiungete un goccio di latte.
Amalgamare il tutto e stendere la pasta allo spessore di circa 1 cm.
Con un bicchiere tagliate la pasta a dischetti, infarinateli e metteteli sopra un foglio di carta forno, coprendoli con uno strofinaccio.
Fateli lievitare per un’ora in ambiente caldo e friggeteli in abbondante olio extra vergine di oliva o nello strutto.
Scolateli bene e spolverizzateli metà di zucchero a velo e l’altra metà con cacao dolce.

La bruschetta

4 fette di pane casereccio;
1 spicchio d'aglio;
olio extravergine d'oliva ,sale.
Fate tostare o meglio, se vi è possibile, abbrustolire in graticola le fette di pane.
Sbucciate l'aglio tagliate gli spicchi a metà nel senso della lunghezza e strofinateli dalla parte tagliata sulle fette di pane. Salate, irrorate con l'olio e portate in tavola.

La bruschetta è una cosa seria.
Per farla bene occorrono tre ingredienti fondamentali e cioè pane casareccio, nostro, sciapo naturalmente, olio buono, giusta cottura, e poi aglio e sale. Se ne manca anche uno solo di questi ingredienti, verrà un’altra cosa, non certo la bruschetta.
Parliamo innanzitutto del pane. Bisogna prendere un filone di pane, meglio se acquistato in uno di quei forni famosi qui in Umbria come quello di Verchiano o di Strettura, ma non deve essere freschissimo, almeno del giorno prima, così che avrà perso l’umidità interna e la mollica sarà più consistente. Ora si devono tagliare delle fette alte un dito, e anche un po’ più, e porle ad abbrustolire .
Per una giusta cottura, la brace non deve essere in grossi pezzi, ma frantumata e allontanata dal fuoco e inoltre, cosparsa di cenere. Infatti le fette devono diventare croccanti, non bruciacchiate perché altrimenti il sapore ne risulterebbe alterato. Nei grossi camini delle nostre campagne, così grandi che dentro, ai lati, c’entravano delle panche per potersi sedere e scaldare quando si tornava bagnati e infreddoliti dai campi, c’era tutto lo spazio possibile per fare bene la bruschetta.
Ora nei nostri camini di città, la cosa è un po’ più complicata, ma non impossibile.
Devo dire però che la migliore bruschetta, secondo me, non è quella che si fa sulla brace, ma quella che si ottiene nel forno della cucina economica, solo che di questo “oggetto misterioso” si sono perse ormai le tracce, così rari sono infatti i pochi fortunati che ancora lo possiedono.
Il calore di questo forno è infatti forte, ma dolce, così che il pane diventa croccante e uniformemente dorato.
Poi occorre “sua maestà”, l’olio extravergine di oliva “umbro” che, ormai TUTTI lo sanno, è il migliore d’Italia e quindi del mondo.
Tra gli oli umbri, io prediligo quello di Trevi, saporito e delicato allo stesso tempo, migliore persino di quello che producevamo noi nella nostra “chiusa” (oliveto) vicino Foligno, almeno fino a quando c’era qualcuno che se ne occupava.
Torniamo alla bruschetta.
Dunque, il pane è pronto. Appoggiamo la fetta sul piatto piano, la strofiniamo per benino con uno spicchio d’aglio la cospargiamo con un po’ di sale e poi facciamo CADERE l’olio. Perché l’olio “deve venì giù a cadé “ come diceva un mio amico di Collepino e non a filo. Deve cadere sul pane e formare una “pescolla” nel piatto nella quale “strusceremo” la fetta ancora bella calda. Guai a farla freddare! La bruschetta va mangiata subito, croccante e unta: non bisogna dare il tempo all’olio di penetrare all’interno.
Troppo difficile tutto ciò ? Ma no, è solo la bruschetta!
Anche se è vero che le cose semplici sono le più complicate.

La bruschetta al tartufo.
Sotto questo nome vengono imbandite miriadi di bruschette, che a volte del tartufo hanno appena l’odore, oppure al tartufo vengono aggiunti altri ingredienti che ne rovinano il gusto. 
Primo imputato è il peperoncino, che, diciamolo subito, con il tartufo non ci azzecca proprio. 
Io adoro il peperoncino e lo metterei anche nel the, ma guastare il sublime profumo del tartufo con un aroma così incisivo, è secondo me un peccato passibile di scudisciate in piazza.
In Umbria ci sono due scuole di pensiero riguardo la bruschetta al tartufo (attenzione, AL tartufo, non COL tartufo, non fatevi imbrogliare!): una che fa fondamentalmente capo a Norcia e alla Valnerina dove regna il tartufo nero pregiato, l’altra che fa capo a Gubbio e alla Alta Valle del Tevere, dove la fa da padrone il delicatissimo tartufo bianco. 
Se stiamo usando il tartufo nero, non si sbaglia, il giusto condimento è l’olio extra vergine di oliva; mentre, se disponiamo di tartufo bianco, dovremo usare il burro. 
Io appartengo alla prima, per nascita, per affinità, per elezione. 
Parlerò quindi della 

Bruschetta al tartufo nero pregiato.

Ingredienti per 4 persone.
4 fette di pane (per il pane vedi ricetta base di "BRUSCHETTA"), 100 gr di tartufi neri pregiati, olio extra vergine di oliva, sale, 1 spicchio d’aglio, 1 piccolo filetto di acciuga dissalato.
Con uno spazzolino si puliscono bene i tartufi sotto l’acqua corrente, si asciugano e si grattugiano. 
Ora si pesta l’aglio e l’acciuga in un mortaio, aggiungendo via via un po’ di olio. 
Si versano i tartufi grattugiati nel mortaio, si dà una schiacciatina anche a questi, si aggiunge altro olio e si mescola. Deve risultare una pasta densa, ma abbastanza scorrevole, tanto che prendendone un po’ con il cucchiaio si allarghi su un piatto, senza però scivolare via. Quindi si abbrustoliscono le fette di pane, come per la bruschetta tradizionale e si spalmano con la salsa.
Si servono caldissime. Non aggiungo altro.

Bruschetta al pomodoro

Non è come quella che possiamo trovare in altre regioni, in Toscana per esempio, dove il pomodoro è presente in dadini e ricopre la fetta di pane, la bruschetta al pomodoro umbra ha solo il profumo del pomodoro.
infatti si prepara semplicemente “strofinando” un pomodoro maturo sulla fetta di pane abbrustolita e leggermente salata.
Completano il tutto 3-4 giri d’olio extra vergine di oliva . Attenzione però, il pomodoro non va preso dal frigorifero, ma si prende direttamente nell'orto all'ora balsamica , cioè nell'ora in cui il pomodoro dà il meglio dei suoi odori e dei suoi sapori : di mattino verso le 10 e 1/2 -11 , di pomeriggio verso le 4 - 4 e 1/2
Questa bruschetta, insieme al semplice “ pane e olio” era la merenda dei bambini umbri prima dell’avvento delle merendine.
E , non a caso, eravamo tutti più belli.


Pandoro, anche.




Certo, parliamo anche di pandoro, ha una parte notevole nelle feste. Che Natale sarebbe senza il pandoro ? Magari servito con quelle succulenti creme di accompagnamento...

La ricetta usata è quella di Adriano:

Ingredienti:
farina forte (w 300) 600gr
acqua 135gr
burro 250gr
uovo 1
tuorli 3
panna 60gr (possibilmente al 50% di grassi)
cioccolato bianco 50gr
zucchero semolato 220gr
sale 10gr
lievito di birra fresco 16gr
semi di bacca di vaniglia 1 (opp. 1 bustina di vanillina)
estratto di vaniglia 1 cucchiaino
malto 1 cucchiaino da caffè

ore 22
biga grassa:
impastiamo (tutto insieme) 150gr di farina, 85gr di acqua, 50gr di burro in pomata, 2gr di lievito. Copriamo con pellicola e poniamo a 18°.

Giorno dopo ore 12,15
Mescoliamo 50gr di farina con 50gr di acqua appena tiepida, 14gr di lievito, il malto. Lasciamo gonfiare. Mettiamo 2 uova in frigo.

Ore 13 1° impasto
Mettiamo nella ciotola i lieviti e 40gr di farina, incordiamo. Uniamo 2 tuorli e 50gr di zucchero, all’assorbimento aggiungiamo 80gr di farina, incordiamo. Poniamo a 28° fino al raddoppio (circa 1 ora)
Prepariamo un’emulsione: riscaldiamo la panna, 20gr di burro (30 se la panna è al 35% di grassi), 120gr di zucchero. Quando lo zucchero è sciolto (il composto non deve bollire) uniamo il cioccolato tritato fine e dopo poco mescoliamo per scioglierlo.

Ore 14,30 2° impasto
Facciamo girare l’impastatrice (vel. 1) per serrare l’incordatura, appena si ammassa sul gancio uniamo 1 tuorlo (freddo), all’assorbimento una spolverata di farina (miscelata con la vanillina). Aumentiamo leggermente la velocità, aggiungiamo l’uovo (freddo) e 50gr di zucchero, all’assorbimento uniamo circa 100gr di farina, incordiamo.
Uniamo 1 cucchiaio di emulsione (a temperatura corporea), all’assorbimento una spolverata di farina. Uniamo il resto dell’emulsione in due volte intervallate con la farina, con l’ultima parte uniamo il sale e l’estratto di vaniglia. Incordiamo. Poniamo a 28° per 2 ore.
Stendiamo l’impasto, su di un foglio di pellicola, con il mattarello allo spessore di 1cm, copriamo con altra pellicola, pieghiamo in tre e mettiamo in frigo per 30mn, poi in congelatore per 15mn, evitando il contatto con il ghiaccio.
Rimettiamo sulla spianatoia, stendiamo tra due fogli di carta forno con il mattarello 180gr di burro freddo ma non duro, fino ad ottenere una superfice di 2/3 rispetto all’impasto. Mettiamo sull’impasto lasciando 1/3 scoperto, ripieghiamo questo sul burro, e ripieghiamo l’ultima parte su questo di modo da avere tre strati. Giriamo di 90° e stendiamo, delicatamente, ad 1cm. Avvolgiamo in pellicola e mettiamo in frigo per 45mn. Ripetiamo l’operazione per 2 volte. Dopo l’ultimo riposo in frigo, stendiamo ad 1cm, spolveriamo con un pennello la farina, pennelliamo di latte (dobbiamo appena inumidire), arrotoliamo partendo dal lato corto, senza stringere. Copriamo con pellicola. Dopo 30mn tranciamo di netto ( circa 1100gr per uno stampo h. 16cm l. 22cm) ed avvolgiamo delicatamente senza stringere, dobbiamo ottenere una palla non tesa. Mettiamo, con la parte tonda in basso, nello stampo imburrato, copriamo con pellicola e poniamo a 26° . Quest’ultima lievitazione richiederà 8 – 10 ore, per cui conviene mettere in forma verso le 23,00.
Quando avrà superato il bordo vaporizziamo con latte e inforniamo, prima posizione in basso, a 190°, dopo 10mn riduciamo a 160° e portiamo a cottura in 20 – 25mn, copriamo con alluminio se scurisce.

L’ideale sarebbe utilizzare farina W 300 per i lieviti e W 350 per l’impasto, in alternativa utilizzate manitoba tagliata con un 25% di farina 00 normale.
L’immissione dell’emulsione è una fase delicata, questa deve essere cremosa ma non superare i 36°, dopo ogni aggiunta bisogna incordare.
Lasciate le volte lente quando arrotolate e poi avvolgete, non tirate la pasta, se si lacera esce il burro, se viene tesa non lievita bene.
Il burro deve essere di ottima qualità, buona parte del sapore dipende da questo.
La temperatura finale dell’impasto dovrebbe essere di 24°
L’ultima lievitazione deve avvenire a non più di 26°, altrimenti il burro della sfogliatura si scioglie.
Se vi è difficile vaporizzare saltate questa fase, non conviene pennellare, se si sgonfia avremo buttato un bel po’ di lavoro.
Ho indicato orari di massima per evitare di fare le ore piccole.

Panettone?



Anche se il pensiero è lontano , ecco che il cuore già si mette in sintonia col Natale.
Natale...tra quanto è Natale?
Natale...è di nuovo Natale.
Parliamo un po' di panettone.
Farli in casa è una meraviglia. Ci vogliono giorni, ma sono giorni splendidi, ricchi di calore e di odori.
Alla fine poi , se tutto è andato bene, potremo dire a chi vogliamo bene
" Ecco il mio regalo per Natale : tanti auguri !"

La ricetta usata è quella di Adriano:

Ingredienti:
farina forte 1125gr
tuorli 5
uova 6
zucchero 360gr
burro 350gr
sale 15gr
miele d'acacia 1 cucchiaio
malto d'orzo 1 cucchiaino (non indispensabile)
18gr di lievito di birra
i semi di 1 bacca di vaniglia (opp. un cucchiaino di estratto)
buccia grattugiata di 1 arancia ed 1 limone
uvetta 300gr
scorze candite 200gr

Ricordo alcune cose importanti: è indispensabile una farina forte, come la manitoba. La farina non deve mai venire a diretto contatto con i grassi (tuorli, burro), pena una insufficiente formazione della maglia glutinica, ma aggiunta solo quando questi ultimi sono incorporati all'impasto. Questi, specie l'ultimo, vanno fatti lievitare a 28 - 30° .

Ore 8 - 9 biga: 200gr farina, 90gr acqua, 2gr lievito.
Impastare il minimo indispensabile, coprire con pellicola e porre a 18°. Ore 18 - 19 poolish aromatizzato: 100gr acqua, 50 farina, 4gr lievito, la buccia grattugiata di ¼ di arancia, in contenitore ermetico in frigo a 5°.

Mattino
1° impasto
tiriamo fuori dal frigo il poolish 30 mn. prima di usarlo e teniamolo a 30°.
Impastiamo al poolish (che avrà un buon profumo ma un pessimo aspetto) 100gr di farina, 10gr zucchero, 1 tuorlo (vel. Ken 1). Al caldo coperto con pellicola fino al raddoppio (1 ora)

2° impasto
Uniamo al primo impasto la biga (attenzione perché a causa della diversa consistenza i due impasti non si amalgamano bene, all'occorrenza bisogna aiutarsi con una spatola), 1 uovo, 50gr di farina, 20gr di zucchero ed impastiamo (vel. 1,5) fino a che prende corda. Dopo mezz'ora prepariamo il terzo lievito con 30gr di acqua tiepida, 25gr di farina, 12gr di lievito e poniamo il tutto al caldo per altri 30 mn.

3°impasto
Uniamo il lievito al secondo impasto insieme al malto, aggiungiamo 1 tuorlo ed 1 uovo, all'assorbimento 150gr di farina, 30gr di zucchero ed il miele. Se dopo 5 mn. l'impasto non "pulisce" la ciotola fermiamo la macchina e capovolgiamolo (questa operazione, da ricordare con tutti gli impasti morbidi, ne aumenta la consistenza). Al caldo fino al raddoppio.

4° impasto
Uniamo al terzo impasto 3 tuorli, 150gr di zucchero, la vaniglia e 100gr di farina, lasciamo incordare poi aggiungiamo 4 uova, 150gr di zucchero (polverizzato nel macinacaffè o nel mixer insieme alle scorzette di arancia e limone), 300gr di farina ed il sale (la lavorazione va fatta così, si aggiunge un uovo, quando è assorbito e la pasta fa l'effetto chewingum, cioè fa i fili, si aggiunge il sale ed un po' di farina, si incorda poi si ricomincia con uovo e farina fino ad esaurimento). Incordiamo (vel 1,5) e quando pulisce la ciotola aggiungiamo il burro morbido. Quando è incorporato uniamo lentamente gli altri 150gr di farina, impastando e capovolgendo (2 o 3 volte) fino a che tende a staccarsi dalla ciotola. A questo punto uniamo l'uvetta (fatta rinvenire in acqua tiepida e rum) ed i canditi leggermente infarinati. Adesso abbiamo due strade, o mettiamo tutto in frigo a 4° in un contenitore ermetico fino al mattino dopo (il riposo in frigo migliora struttura e sapore e potenzia il lievito, in questo caso in tarda mattinata tiriamo fuori e dopo un'ora formiamo e mettiamo a lievitare al caldo), oppure lasciamo riposare un'ora, poi spezziamo in due pezzi da 1200gr, lavoriamoli un po' a mano, diamo forma arrotondata chiudendoli sotto e mettiamo in due pirottini da panettone da 1 kg. Lasciamo lievitare, coperti da pellicola, a 30° fino a che arriva al bordo (4 o 5 ore), scopriamo per 30 mn. dopodichè imburriamo il filo di una lametta ed incidiamo sotto pelle a croce (attenzione a non affondare la lama), divarichiamo leggermente i 4 lembi e mettiamo al centro un pezzetto di burro. In forno a 200° per 15 mn. poi a 160° per 35 ' 40 mn. (prova stecchino).

Copertura mandorlata (se piace)
Mescoliamo 70gr di albumi con 75 gr di farina di mandorle, 100gr di zucchero, 10gr di farina di mais fioretto, 10gr di fecola,mezzo cucchiaino di cacao (facoltativo, serve principalmente a dar colore), poche gocce di aroma di mandorle e spalmiamola velocemente sui panettoni 15 - 20 mn. prima della fine della cottura, cospargiamo di granella di zucchero e rimettiamo in forno.

Vanno fatti raffreddare come al solito, capovolti, Coservati in buste chiuse durano 15- 20 giorni.

sabato 27 ottobre 2007

Pasta per trafila





Pasta senza uova:

250 g farina di grano duro , 105-110 ml di acqua, pizzico di sale.

1) L'impasto deve essere tipo briciole di pane e non deve risultare appiccicoso. Se e' troppo umido aggiungere farina un po' alla volta.
Se la pasta si attacca uscendo dalla trafila vuol dire che è troppo umida.

2)Non bisogna mettere troppo impasto tutto assieme

3) La pasta deve uscire facilmente dalla trafila, se al contrario bisogna spingerladall'alto allora vuol dire che e' troppo umida.

Panini croissants




250 gr di farina di grano duro per panificazione
250 gr di farina Manitoba
250 ml di acqua
30 gr di burro
1 bustina di lievito di birra granulare
10 gr di sale
10 gr di zucchero
120 gr di burro (per la sfogliatura)

Sciogliete bene il lievito con un po' d'acqua tiepida e poi impastatelo con tutti gli altri ingredienti fino ad ottenere una pasta liscia ed omogenea che metterete in una ciotola sigillata con la carta d'alluminio e poi in luogo tiepido facendola riposare per un'ora.
Tagliate il burro a fettine (i 120 gr) e mettetele sopra un foglio di carta forno fuori del frigo.
Stendete la pasta, con l'aiuto di un po' di farina, a formare un rettangolo di 20 cm per 50 cm e disponetevi sui 2/3 il burro a fettine.
Piegate la pasta in tre cominciando dalla parte senza burro, cercando di non farlo fuoriuscire . Spolverate con un po' di farina e stendete di nuovo la pasta a rettangolo (delle stesse dimensioni) e piegatelo di nuovo in tre. Setacciatevi sopra pochissima farina e spandetela con le mani, avvolgete la pasta con la pellicola (non stretta, perché lieviterà) e riponetela nel frigo per 20 minuti. Ritiratela dal frigo e ripetete l'operazione per altre due volte sempre con lo stesso intervallo di tempo. Lasciate ancora nel frigo per altri 20 minuti.
Ora stendete la pasta allo spessore di 1/2 cm e tagliatela in senso longitudinale.
Lavorate un pezzo alla volta e, dopo averne inumidito la superficie con un po' di acqua, arrotolatelo secondo la lunghezza, a formare un cilindro che taglierete in 10 pezzi. Fate lo stesso con l'altra metà. Ora disponete i panini su una teglia ricoperta di carta forno, facendo combinare la parte libera al di sotto. Copriteli con un altro foglio di carta forno e poi con una copertina di lana. Aspettate che il loro volume sia triplicato (circa due ore o più) , poi accendete il forno e quando la temperatura sara sui 230° , infornateli e fateli cuocere per circa 18 minuti , fino a quando non saranno belli dorati.
Si mangiano in giornata o, una volta freddi, si surgelano.

Pere al cioccolato piccante



Ingredienti:
5 pere (martin sec o abate non troppo grandi, mature ma sode)
60 gr cioccolato fondente
50 gr di zucchero di canna
50 gr di mandorle tritate
30 gr di burro
6 cucchiai di Porto o passito
cannella, noce moscata, pepe, peperoncino.

Mettete in una pirofila larga e bassa (per crostate) il burro e lo zucchero e cuocete per 4 minuti a 750 W.
Intanto tagliate il gambo delle pere, dividetele a metà e con lo scavino a semisfera togliete i semi e il torsolo poi pelatele con il pelapatate.
Mescolate lo zucchero e il burro, aggiungete il Porto, 1/2 cucchiaino di cannella in polvere, 1/2 cucchiaino di noce moscata grattugiata, 4 prese di pepe nero, mescolate di nuovo e adagiatevi le mezze pere appoggiandole sulla superficia piana, con la punta rivolta verso il centro della pirofila.
Cuocete per 10 minuti a 750 W.
Mettete da parte le pere introducendole in un vaso da 1 litro (quelli per marmellata, con coperchio a vite), raccogliete il succo in una ciotola e unitevi il cioccolato a pezzetti.
Fate cuocere per 2' a 750 W , poi mescolate bene per amalgamare il tutto e versatelo nel vaso con le pere .
Ora riducete due peperoncini a pezzetti (se non sono troppo "feroci" altrimenti ne basterà uno solo) e aiutandovi con una
forchetta inseriteli qua e là tra le pere.
Ponete un piattino sopra il vaso e mettetelo così nel microonde a 750 W per 10 minuti.
Ora le pere sono pronte. Disponetele in un piatto da portata a formare un cerchio e servitele con il loro succo sopra, cosparse con le mandorle tritate.
Se invece le volete conservare, mettete nel microonde negli ultimi due minuti della cottura, a fianco del vaso, il suo coperchio con due cucchiaini d'acqua sopra.
Scaduti i 10 minuti previsti, gettate l'acqua residua dal coperchio e avvitate bene, aspettando il caratteristico "clak" che avverte dell'avvenuta depressione.

Bavarese ai frutti di bosco




Per il pan di Spagna:
farina g 150 - zucchero g 150 - 4 uova - mezza bustina di vanillina - burro e farina per lo stampo - sale. -
Per la bavarese: panna montata g 400 - latte g 300 - zucchero g 70 - colla di pesce g 12 - 3 tuorli. -
Per la gelatina e completare:
zucchero g 300 - colla di pesce g 15 - un pezzetto di cannella - frutti di bosco - fragoloni - fiori di primule fresche

Pan di Spagna: montate a spuma i tuorli con lo zucchero, un pizzico di sale; incorporatevi la farina e la vanillina setacciate insieme, quindi versate l'impasto in uno stampo di cm 28 di diametro, imburrato e infarinato e infornate a 180° per 30'. Sfornate, lasciate raffreddare la torta e, infine, ritagliatela seguendo i contorni di uno stampo a forma d'uovo, lo stesso che utilizzerete per fare il dolce ( in questo caso a forma di colomba).

Per la bavarese: lavorate i tuorli con lo zucchero, versatevi sopra il latte caldo, fate scaldare la crema fino a 80°, stemperatevi la colla di pesce già ammorbidita in acqua fredda, quindi lasciatela raffreddare finché inizierà ad addensarsi e, a questo punto unite la panna montata; tenete la bavarese in frigo. Per la gelatina, bollite per 2' mezzo litro di acqua con lo zucchero e la cannella, poi stemperatevi la colla di pesce ammorbidita e lasciate raffreddare la gelatina finché inizierà a "tirare". Rivestite lo stampo ad uovo con uno spesso strato di gelatina, tenetelo in frigo finché questa si sarà solidificata, quindi decoratelo con frutti di bosco, mezzi fragoloni e petali di primule, passando le decorazioni nella gelatina rimasta prima di sistemarle nello stampo che va poi tenuto in frigo per un'ora e, successivamente, riempito con la bavarese e chiuso con il pan di Spagna sagomato. Tenete il dolce in frigorifero almeno 6 ore prima di sformarlo e servirlo.